Pasolini è a Valvasone per la sua terza esperienza come insegnante, questa volta con l’approvazione dell’autorità scolastica. A San Giovanni si iscrive a una cellula del Partito Comunista. A differenza di Casarsa, ove i contadini godono dei frutti del proprio lavoro, a San Giovanni è ancora presente il latifondo; accanto ai mezzadri, una piccola parte della popolazione lavora nelle fabbriche.
Pasolini si avvicina al comunismo da lettore di Gramsci, con uno spirito fortemente saldato al mondo contadino che lo circonda e che ripensa in ottica rivoluzionaria. Pasolini ritiene il pensiero marxiano l’unico «in grado di fornire una nuova cultura “vera”, una cultura che sia moralità e interpretazione intera dell’esistenza» (cit. in N. Naldini [a cura di], Pier Paolo Pasolini. Lettere 1940-1954, Torino, Einaudi, 1986, p. CII)
Contesto storico
Nel trattato di Parigi tra l’Italia e le potenze vincitrici si stabilisce l’istituzione del Territorio Libero di Trieste. La zona arriva a nord fino al Timavo, a sud fino al fiume Quieto, ha come capitale Trieste e include un porto libero internazionale. Il territorio è diviso in due zone: la A controllata dagli alleati e la B (con capoluogo Capodistria) amministrata dall’esercito jugoslavo.
Nel 1954 il Memorandum of Understanding firmato da Regno Unito, Stati Uniti, Italia e Jugoslavia consegna all’Italia l’amministrazione civile temporanea della zona A; i privilegi del porto libero rimangono intatti. Il trattato di Osimo nel 1975, firmato da Italia e Jugoslavia, sancì la divisione territoriale stabilita dal memorandum del 1954. Il porto di Trieste mantiene tuttora lo statuto di porto franco.