Esce Mamma Roma, il secondo lungometraggio di Pasolini, le cui riprese impegneranno il regista da aprile a giugno. A maggio esce finalmente il romanzo “friulano” Il sogno di una cosa. A fine agosto parte per un lungo viaggio in solitaria tra Africa e Grecia. Il processo per gli inesistenti “fatti del Circeo” emersi l’anno precedente porta a una condanna di quindici giorni di reclusione per rapina e cinque per porto non dichiarato di arma da fuoco.
Le dichiarazioni di Alberto Moravia successive al processo descrivono adeguatamente le motivazioni della sentenza: una sorta di punizione per l’omosessualità di Pasolini in assenza di leggi esplicite che la configurino come reato.
A fine agosto Mamma Roma è presentato alla XXIII Mostra del Cinema di Venezia e accolto con più benevolenza di Accattone, nonostante le ormai consuete e sovente violente manifestazioni di dissenso dei neofascisti e una denuncia per “contenuto osceno” – archiviata di lì a breve – di un comandante dei carabinieri che ha assistito alla proiezione.
Comincia a pensare a un film tratto dal Vangelo secondo Matteo, ma il produttore Alfredo Bini gli chiede prima di partecipare a un film a episodi che vede impegnati con lui Rossellini, Godard e Gregoretti. Ne uscirà il breve ma straordinario La ricotta, con Orson Welles come attore protagonista, girato proprio nell’autunno 1962. Nello stesso anno realizza anche il film di montaggio La rabbia, ottenuto assemblando immagini di cinegiornali e rotocalchi al fine di comporre una specie di riassunto degli avvenimenti politici e sociali dell’ultimo decennio.

Contesto storico

Il 6 maggio Antonio Segni è eletto Presidente della Repubblica. In Irpinia, nella seconda metà di agosto, un terremoto causa diciassette morti e danni ingenti nell’entroterra campano.
A ottobre, mentre in quel di Cuba ha luogo la famigerata crisi dei missili – uno dei punti di tensione culminanti della Guerra Fredda -, in Vaticano comincia il Concilio Ecumenico II, destinato a ricoprire un’importanza fondamentale nell’evoluzione della Chiesa cattolica dei decenni a venire.
Il 27 ottobre, in un tragico incidente aereo sulla tratta Catania-Milano, perde la vita Enrico Mattei, l’uomo che più di ogni altro ha rappresentato l’Italia industriale nel mondo.

Letterature

Le aspirazioni del dopoguerra e un Friuli bucolico rappresentano il nucleo de Il sogno di una cosa di Pier Paolo Pasolini, romanzo scritto tra il 1948 e il 1949 – dunque prima di Ragazzi di vita – ma pubblicato soltanto nel 1962.
Nella prima parte si intrecciano le storie di tre giovani (Nini, Milio Bortolus ed Eligio) che decideranno di emigrare – chi in Jugoslavia, chi in Svizzera – alla ricerca di un “nuovo mondo” più illusorio che reale.
Nella seconda parte prendono il sopravvento le vicende individuali dei protagonisti sullo sfondo delle sommosse popolari scaturite dal cosiddetto “lodo De Gasperi”. La morte di Eligio, momento narrativo più significativo del romanzo, fa del Sogno di una cosa una specia di pietra tombale sulla mitologizzazione pasoliniana del Friuli: terra dell’idillio e della nostalgia spezzata da un presagio di morte che, da individuale si fa ambientale, collettivo, sociologico.

Cinema

Mamma Roma nasce da un’idea addirittura precedente ad Accattone, ispirata a un fatto di cronaca relativo alla tragica morte di un diciottenne, Marcello Elisei, in carcere.
Per la prima volta nel cinema di Pasolini, accanto ad attori non professionisti recita una star, Anna Magnani. Una prostituta, detta Mamma Roma, dopo le nozze del suo protettore è decisa a uscire dal giro: vuole trasferirsi con l’inetto figlio Ettore dallo squallore della borgata ai quartieri-condominio della periferia romana. Grazie alla raccomandazione di un sacerdote (interpretato dallo scrittore Paolo Volponi), trova un’occupazione al figlio; il quale però, incapace di integrarsi nel nuovo ambiente, si darà alla malavita trovando infine la morte in un letto di contenzione.
Ancora una volta Pasolini racconta con un film la storia con la S minuscola, quella che non trova spazio nella rielaborazione razional-borghese che chiamiamo Storia.
Il microcosmo di Mamma Roma, a differenza di quello chiuso e immoto di Accattone, appare tragicamente dinamizzato dal miraggio dell’ascesa sociale; è il miraggio dell’integrazione del sottoproletariato nella società piccolo-borghese: a spingere Mamma Roma non è l’ideale nobile del riscatto, ma l’intenzione di “farsi invidiare da tutti i pezzenti” nell’incoscienza del nemico reale.
Forse nel trasferimento di Mamma Roma col figlio riecheggia il traumatico spostamento di Pasolini con la madre da Casarsa a Roma. Ritorna prepotentemente lo sguardo sacralizzante che trasfigura il reale, autentica cifra del cinema del poeta: una situazione del tutto prosaica come il povero matrimonio di un magnaccia assume i caratteri dell’universalità tramite una citazione pittorica, il Cenacolo di Leonardo.
Allo stesso modo, la morte di Ettore è elevata dal riferimento figurativo al Cristo morto del Mantegna.