Durante le riprese di Medea nasce l’idea di una trasposizione di alcune novelle del Decameron di Boccaccio. Ne risulterà l’anno successivo il primo film di una trilogia cosiddetta “della vita” che mirerà a una maggiore immediatezza e accessibilità rispetto all’incomunicabilità tragica di Teorema, Porcile e Medea. Il Decameron sarà girato tra Caserta Vecchia, Napoli e Merano.
Pasolini contestualmente segue come consulente Sergio Citti per il suo esordio dietro la macchina da presa con Ostia, interpretato da Franco Citti, e realizza (lasciandolo tuttavia incompiuto) il documentario Appunti per un romanzo dell’immondezza, sullo sciopero dei netturbini romani e sulla loro condizione.
La Garzanti pubblica l’antologia Poesie, con celebre introduzione dello stesso scrittore intitolata Al lettore nuovo.

Contesto storico

Il 1° dicembre la legge 898 Fortuna-Baslini è approvata per poi entrare in vigore il successivo 18 dicembre: introduce l’istituto giuridico del divorzio. Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre fallisce un tentativo di colpo di stato organizzato da Junio Valerio Borghese, ex ufficiale della Regia Marina e comandante della Xa Flottiglia MAS (con la quale continuò a combattere a fianco dell’esercito tedesco contro gli Alleati anche dopo l’armistizio dell’8 settembre ’43). È rimasto nel tempo misterioso il motivo per cui lo stesso Borghese, a un certo punto, ordinò di bloccare il golpe; in seguito fuggì in Spagna dove morì in circostanze misteriose nel 1974.

Cinema

Appunti per un’Orestiade africana nasce dall’idea di un film tratto dalla tetralogia (tre tragedie e un dramma satiresco andato perduto) del poeta tragico greco Eschilo (VI-V secolo a.C.). L’Orestea narra dell’assassinio di Agamennone per mano della moglie Clitennestra e, successivamente, della vendetta che a danno di quest’ultima compie il figlio Oreste. A sua volta Oreste sarà perseguitato dalle Erinni, personificazione della Vendetta, ma infine assolto dalla legge umana rappresentata dall’Areopago ateniese.
L’interesse poetico di Pasolini ricade soprattutto sulla terza parte del dramma, quella in cui le Erinni vengono tramutate dall’intervento di Atena (dea della Giustizia) in Eumenidi, tutrici dell’ordine. È il passaggio dal “momento animale dell’uomo” alla democrazia, simboleggiata dall’istituzione del tribunale. Tra Tanzania, Uganda e Tanganica Pasolini rivede quel momento di passaggio: il mondo arcaico, tribale che si scontra e dipoi si fonde in una specie di tormentata sintesi con il colonialismo culturale e materiale dell’Occidente. È ancora una volta il racconto della frizione tra un mondo originario e il mondo della razionalità borghese.
Friuli contadino, borgata romana, Palestina/Italia meridionale, Colchide, Africa, India, ecc, sono per Pasolini, nella diversità, medesimi luoghi di una resistenza (destinata a essere piegata) a quella che definisce apocalisse culturale: l’avvento del tempo della tecnica.