Nella prima parte dell’anno Pasolini è in Africa: passare le vacanze natalizie e oltre in qualche posto del Terzo mondo era diventata per lui una lieta abitudine. L’uscita di Teorema (1968) in Francia è accolta con entusiasmo dalla critica e addirittura da esponenti del clero francese, che già avevano apprezzato il Vangelo. Il ritorno dall’Africa coincide con l’inizio delle riprese di Porcile, uno dei film più misteriosi e allegorici di Pasolini. Una delle location è quell’Etna che già aveva regalato al Vangelo alcuni suggestivi paesaggi.
Marzo lo vede ospite, a New York, del Museo d’arte moderna: aveva già conosciuto, tre anni prima, la metropoli americana e gli era parsa più bella e vitale. Tra la primavera e l’estate è tempo di Medea, trasposizione dell’immortale tragedia di Euripide. Ad interpretare la protagonista è chiamata la diva Maria Callas.
La laguna di Grado, in Friuli, costituisce uno degli scenari scelti. Durante la lavorazione del film trova il tempo per un viaggio tra Uganda, Tanzania e Tanganica. Ancora immerso nel mondo tragico di Medea, cerca là l’ambientazione per un film successivo tratto dall’Orestea, il grande ciclo tragico di Eschilo. Da questa ricerca scaturirà un documentario, Appunti per un’Orestiade africana.
A fine agosto Porcile è condotto all’immancabile proiezione veneziana, dalla quale esce stroncato o poco più; il regista organizzerà in seguito una proiezione per amici e scrittori al fine di rispondere alle critiche sulla presunta incomprensibilità dell’opera. Il gossip dell’epoca fantastica su di un possibile matrimonio tra l’intellettuale e Maria Callas.

Contesto storico

Mentre il mondo parla ancora dello sbarco sulla Luna di Neil Armstrong e Buzz Aldrin, datato 21 luglio, in diverse stazione ferroviarie italiane si verificano delle esplosioni riconducibili al movimento di estrema destra Ordine Nuovo (8 agosto). A settembre comincia l’Autunno caldo, una serie di proteste dovute alla decisione della Fiat di sospendere oltre 20.000 operai per ridurre la produzione industriale.
Dicembre è insanguinato da una delle stragi più tristemente famose della storia italiana, quella di piazza Fontana a Milano (12 dicembre, ordigno piazzato presso la Banca Nazionale dell’Agricoltura). Nel giro di un’ora, dalle 16:30 in poi, altre tre bombe esplodono a Roma: la prima presso la Banca Nazionale del Lavoro in via Veneto, la seconda e la terza nei dintorni dell’Altare della Patria. Un altro ordigno posto alla Banca Comit di Milano rimane fortunatamente inesploso. Il dicembre del 1969 segna l’inizio degli Anni di Piombo, una delle fasi più drammatiche della storia dell’Italia repubblicana.

Cinema

Medea è innanzitutto una tragedia di Euripide, inscenata ad Atene nel 431 a.C. La storia è la seguente: Giasone, per garantirsi il diritto di successione al trono, ripudia la moglie Medea per unirsi a Glauce, figlia del re di Corinto Creonte. La vendetta di Medea sarà tremenda: dapprima eliminerà Glauce e Creonte con una ghirlanda e una veste avvelenate, dopodiché ucciderà i propri figli per privare il marito di una discendenza. Per Pasolini, la mente scissa di Medea rappresenta – esattamente come in Appunti per un’Orestiade e in molto del suo cinema – il conflitto tra il mondo arcaico e cruento da cui ella proviene (la barbarica Colchide, relegata alla dimensione visionaria del sogno e al contempo alla concretezza materica delle riprese in stile documentaristico) e quello freddo e realistico della civiltà.
Esattamente come il passaggio di Mamma Roma dalla borgata (mondo astorico-irrazionale) alla città (mondo storico-razionale) portava con sé un destino di morte – rispecchiando lo stesso moto di Pasolini dal “cristallo fuori della Storia” friulano alla Capitale -, il movimento di Medea dalla barbarie alla civiltà della razionalità tecnica non può che condurre al sangue. L’umanità borghese di Giasone non può non entrare in frizione con l’umanità pre-borghese e magica della fattucchiera Medea.
Dietro la vicenda di quest’ultima, inoltre, non si può non riconoscere una diperata ode alla totalità dell’amore materno, così centrale nella vicenda biografica e sentimentale di Pasolini. Per la prima volta, con Medea, il poeta filma il “suo” Friuli: la laguna di Grado fornisce il suo paesaggio ad alcune delle sequenze più suggestive del film.